lunedì 30 novembre 2015

Fifa Puskas Award 2015, Florenzi tra i tre finalisti

Svelata la top 3 del premio Fifa per il gol più bello dell'anno: l'esterno giallorosso in finale con Lionel Messi e Wendell Lira

Fifa Puskas Award 2015, Florenzi tra i tre finalisti

Alessandro Florenzi è uno dei tre candidati finali al "Puskas Award 2015", il premio Fifa per la rete più bella dell'anno.
L'esterno della Roma, che concorre per il grandissimo gol segnato nella prima partita della fase a gironi della Champions League contro il Barcellona, se la dovrà vedere con Lionel Messi, in lizza per la serpentina contro l'Athletic Bilbao al Nou Camp in Coppa del Re, e Wendell Lira per la rovesciata in Atletico-GO – Goianesia.
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Fifa, Pallone d'Oro 2015: Messi, Cristiano Ronaldo e Neymar i tre finalisti

Lo ha deciso la Fifa che consegnerà il premio il prossimo 11 gennaio a Zurigo. Tra i tecnici restano in corsa Guardiola, Luis Enrique e Sampaoli

Fifa, Pallone d'Oro 2015: Messi, Cristiano Ronaldo e Neymar i tre finalisti

Sono Lionel Messi, Cristiano Ronaldo e Neymar i tre finalisti per il Pallone d'Oro 2015.
Lo ha annunciato online la Fifa. La cerimonia di premiazione in cui sarà reso noto il nome del vincitore si svolgerà il prossimo 11 gennaio a Zurigo. Messi ha già vinto 4 volte il premio di miglior giocatore del mondo, Cristiano Ronaldo è invece a quota tre (l'ultimo nel 2014). Neymar non lo ha ancora conquistato.
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MIGLIOR ALLENATORE - Pep Guardiola del Bayern Monaco, Luis Enrique del Barcellona e Jorge Sampaoli ct del Cile vincitore dell'ultima Coppa America sono i tre candidati finalisti per premio Fifa di miglior allenatore dell'anno. Restano fuori dalla "top 3" Massimiliano Allegri, della Juventus, e Carlo Ancelotti (l'anno scorso allenatore del Real Madrid), inizialmente inseriti fra i 10 pretendenti alla vittoria finale.
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MIGLIOR ALLENATORE CALCIO FEMMINILE - Candidati al premio di miglior allenatore 2015 per il calcio femminile sono invece l'americana Jill Ellis, ct della nazionale statunitense, il gallese Mark Sampson, ct dell'Inghilterra, e il giapponese Norio Sasaki, ct della selezione nipponica.
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Russia, vietato acquistare calciatori turchi a gennaio

La tensione tra i due paesi dopo l'abbattimento di un jet russo da parte della Turchia colpisce anche il mondo del calcio

Vitaly Mutko (Afp)

"I club russi non potranno acquistare calciatori turchi nel mercato di gennaio". Lo ha annunciato il ministro dello sport russo, Vitaly Mutko, all'agenzia R-Sport. "Chi ha un contratto in essere potrà continuare a lavorare" ha aggiunto. La tensione tra i due paesi dopo l'abbattimento di un jet russo da parte della Turchia colpisce anche il mondo del calcio. Mutko ha anche invitato le società a cancellare eventuali ritiri invernali in Turchia.

La crisi diplomatica tra Russia e Turchia che sta tenendo con il fiato sospeso il mondo intero colpisce anche il gioco più amato, il calcio. Il governo russo, infatti, ha vietato ai club russi di acquistare calciatori turchi e diversi club, tra cui Lokomotiv Mosca, Spartak Mosca, FC Krasnodar e Kuban Krasnodar, hanno già fatto sapere che avrebbero ascoltato i "consigli" arrivati dalle più alte istituzioni. Le compagnie turche che sono impegnate nella costruzione degli stadi per i Mondiali del 2018 potranno tranquillamente andare avanti nel loro lavoro, così come i calciatori sotto contratto. "In futuro non saranno più qui - ha spiegato Mutko - ma al momento hanno dei contratti in vigore e non saranno riesaminati".

I russi stanno boicottando la Turchia in ogni modo e la guerra "commerciale", iniziata dopo l'abbattimento di un jet russo al confine con la Siria (in cui ha perso la vita un pilota) da parte di Ankara, non ha risparmiato nemmeno il mondo del pallone. Putin, infatti, è imbufalito perché non è arrivato da Erdogan nemmeno un accenno di scuse per l'accaduto e ha risposto con un boicottamento a 360 gradi, che riguarda il settore viaggi, l'agricoltura e persino la libertà di circolazione, reintroducendo il visto per entrare nel paese. 

Serie A: Napoli-Inter, lo scudetto passa dal San Paolo

Gli azzurri puntano al sorpasso sulla capolista

Higuain, foto IPP

L'Inter vuole blindare il primo posto, il Napoli cerca 3 punti per balzare in vetta. Questa sera alle 21 riflettori accesi al San Paolo per un match dal sapore di scudetto. La squadra di Sarri vuole continuare a sognare in grande e, con una vittoria, metterebbe a segno il sorpasso. I nerazzurri non hanno alcuna intenzione di lasciarsi sfilare il primato e cercano un prestigioso successo in casa di una diretta concorrente.
Sarri ha trovato la quadratura del cerchio con il modulo 4-3-3: Higuain, riferimento centrale d’attacco, è una macchina da gol. Con 10 reti fin qui è il miglior marcatore della Serie A insieme a Eder. IlNapoli è reduce da sette vittorie interne di fila tra campionato ed Europa League (22 gol segnati, 2 subiti). Diciassette i risultati utili consecutivi con 13 vittorie e 4 pareggi.
Mancini ha dato grande solidità alla sua Inter blindando la difesa che fino a questo momento ha subito solo 7 gol anche grazie alle prodezze di un Handanovic sempre più decisivo. I nerazzurri sono reduci da 4 vittorie consecutive in campionato. Le ultime due gare lontano da San Siro, a Bologna e all’Olimpico col Torino, si sono chiuse sul punteggio di 1-0 in suo favore. Se a inizio stagione i ragazzi del Mancio potevano apparire una sorpresa, ora sono diventati una certezza e affrontarli non è facile per nessuno. L’ultima big a farne le spese è stata la Roma, sconfitta grazie al gol di Medel.

Serie A, Roma-Atalanta 0-2: la reazione non c'è, l'Olimpico fischia

Garcia aveva promesso undici "guerrieri", ma i giallorossi crollano dopo la serataccia di Barcellona sotto i colpi di Gomez e Denis. E il pubblico non risparmia nessuno


di Valerio Albensi
Dopo la figuraccia di Barcellona, Rudi Garcia non aveva chiesto scusa ai tifosi promettendo undici «guerrieri» contro l'Atalanta. La reazione che il tecnico si aspettava non è arrivata: la Roma è crollata in casa, ancora una volta senza lottare. All'Olimpico è finita 2-0 per la squadra dell'ex laziale Reja, (reti di Gomez e Denis su rigore), che non segnava in trasferta da quattro partite e che è riuscita comunque a mettere a nudo tutte le fragilità della Roma. Giallorossi senza idee, scarichi e mai in partita, segno che forse la serata di Champions League ha lasciato un segno profondo. Inevitabili a fine gara i fischi del pubblico: servivano tre punti per approfittare dello scontro diretto di domani tra Napoli e Inter, invece è arrivato un nuovo fallimento, il terzo nelle 14 partite di campionato disputate. L'allenatore però non è in discussione. Sabatini, dopo il match, è stato chiaro: «Garcia resta perché lo merita».

LA PARTITA - Non mancano le sorprese nella Roma, a cominciare dal portiere:Szczesny è in panchina, gioca De Sanctis per scelta tecnica. C'è un difetto di comunicazione evidente e Garcia spera che l'esperienza del titolare fino alla scorsa stagione possa aiutare i più giovani. Al centro della difesa torna Castan, che fa coppia con Manolas. Un altro rientro è quello di De Rossi, ampiamente previsto, mentre in attacco ci sono Iturbe e Iago Falqué a dare supporto a Dzeko. Nell'Atalanta, Reja si affida all'esperienza di Denis, che deve aprire spazi per le saette Gomez e Moralez.
ROMA TIMIDA - L'accoglienza dell'Olimpico è freddina. Come consuetudine in questa stagione, inoltre, la Curva Sud è praticamente vuota per la protesta degli ultras contro le nuove misure di sicurezza decise da prefettura e questura. Ci si aspetterebbe una Roma affamata e carica, invece l'avvio dei giallorossi è timido. Ne approfitta l'Atalanta che appena può accelera in verticale verso la porta di De Sanctis tenendo in costante apprensione la fragile difesa avversaria. 
TROPPA CONFUSIONE - Nei primi venti minuti la produzione offensiva della squadra di Garcia è un tiro centrale di Dzeko e uno spunto interessante di Pjanic con una conclusione sul primo palo respinta da Sportiello. Non c'è traccia della reazione promessa dal tecnico nella conferenza stampa della vigilia. Il più volenteroso è Iturbe, ma quando ha la palla tra i piedi è troppo spesso confuso. 
GOMEZ PUNISCE LA ROMA - La Roma prova a cambiare ritmo nei minuti conclusivi del primo tempo. I giallorossi creano un paio di situazioni pericolose in area non finalizzate, e un gran destro di Dzeko dal limite dell'area che passa pochi centimetri oltre la traversa. Ma le incertezze difensive dei giallorossi fanno ancora una volta la differenza in negativo, perché nel momento migliore passa a sorpresa l'Atalanta. Gomez, che con la Roma ha un conto aperto dai tempi di Catania, sfrutta un passaggio sbagliato di Digne, punta la porta e con un gran destro da fuori area piazza la palla alle spalle di De Sanctis. All'intervallo, una pioggia di fischi accompagna il rientro dei giocatori negli spogliatoi.
OCCASIONE PJANIC - La Roma tenta una reazione in avvio di ripresa, ma ha le idee confuse. Su un corner, al 53', Pjanic ha una buona occasione: il suo colpo di testa, dopo la deviazione di Paletta, trova la respinta di Cigarini sulla linea di porta. I giallorossi si sbilanciano e, inevitabilmente, si aprono spazi per l'Atalanta, pericolosa qualche minuti più tardi con la doppia conclusione di Grassi e Moralez respinta dai difensori romanisti.
MORALEZ, CHE OCCASIONE - La squadra di Reja sfiora ancora il raddoppio al 61'. Maxi Moralez, partito però in posizione irregolare, sfrutta la sponda di Kurtic e, solo davanti a De Sanctis, trova l'opposizione decisiva del portiere.
LE SCELTE DI GARCIA - La Roma è in evidente difficoltà, non riesce a rispondere e Garcia prova a scuoterla con i cambi. Escono Iago Falqué e Florenzi per fare spazio al Primavera Sadiq e a Maicon. Non cambia granché, la squadra giallorossa è scarica e dalle tribune il pubblico comincia a manifestare tutto il disappunto per una nuova prestazione «imbarazzante», come aveva definito la partita di Barcellona il direttore generale Baldissoni. Il finale è ancora più amaro. All'82', Maicon stende Gomez in area: è rigore ed espulsione del difensore brasiliano. Denis, dal dischetto, non sbaglia. Da quel momento per i giallorossi sono solo fischi. Passano quasi inosservati altri due cartellini rossi, per Stendardo e Grassi. L'Olimpico contesta quello che resta della Roma.

Serie A, Empoli-Lazio 1-0: due gol annullati a Klose

Decide una rete di Tonelli dopo 5'. I laziali protestano per le decisioni dell'arbitro Fabbri. Continua la striscia senza vittorie, settima sconfitta in trasferta in Serie A

Serie A, Empoli-Lazio 1-0: due gol annullati a Klose

Quinta partita consecutiva senza vittorie, solo tre punti guadagnati nelle sette trasferte stagionali in Serie A. La Lazio cade ancora. Contro il Dnipro, in Europa League, la squadra di Pioli sembrava avere imboccato la strada giusta per uscire dalla crisi, ma a Empoli è arrivata la settima sconfitta in campionato (1-0, gol decisivo di Tonelli), la quarta nelle ultime cinque partite disputate. I biancocelesti recriminano per i due gol annullati a Klose, ma si mangiano le mani per una reazione arrivata solo nella ripresa. La zona Champions League resta lontana e il clima intorno alla squadra si fa sempre più pesante: nel primo tempo, al Castellani, i tifosi laziali presenti hanno esposto uno striscione minaccioso rivolto ai calciatori ("Attenti a dove andate, so' finite le serate").  

PIOLI CAMBIA - A Empoli Pioli schiera una Lazio più compatta: 4-4-1-1 con Candreva e Lulic esterni di centrocampo, e Milinkovic-Savic alle spalle di Djordjevic. La giusta ricerca di equilibrio finisce però per togliere fantasia e imprevedibilità alla squadra, costretta da subito a inseguire l'Empoli. Il vantaggio della squadra di casa arriva dopo cinque minuti grazie a Tonelli, su calcio d'angolo. Mauricio perde di vista il difensore, che può colpire di testa in tuffo indisturbato e battere Marchetti.
OCCASIONE BIGLIA - La Lazio tenta una timida reazione, ma l'Empoli concede poco. Ci provano senza fortuna Milinkovic-Savic al 21' e Djordjevic poco dopo, Skorupski è attento in entrambe le occasioni. È ancora più pericoloso Biglia, su punizione, al 30': la palla sfiora l'incrocio dei pali. Servirebbe però più velocità.
STRISCIONE MINACCIOSO - Nel settore dei tifosi biancocelesti presenti al Castellani intanto spunta uno striscione minaccioso rivolto proprio ai giocatori:"Attenti a dove andate, so' finite le serate", concluso con un insulto. Prima del riposo, è ancora l'Empoli a sfiorare il gol, stavolta con Maccarone: l'attaccante si libera di Basta e calcia forte sul secondo palo, sfiorando la traversa.

DENTRO KLOSE E FELIPE - Nella ripresa, la Lazio continua ad attaccare alla ricerca del pareggio. Pioli cambia al 56': fuori Radu e Milinkovic-Savic, dentro Felipe Anderson e Klose. Il nuovo assetto produce subito una buona occasione: Anderson serve Djordjevic al centro dell'area che controlla e di sinistro calcia in porta; Skorupski respinge con i pugni in tuffo. Giampaolo risponde sostituendo Saponara, che non è al meglio della condizione, con Krunic.
KLOSE, EPISODIO DUBBIO - La Lazio spinge e al 67' trova il gol con Klose, una rete non convalidata dall'arbitro Fabbri per un presunto fallo dell'attaccante tedesco. Su un calcio d'angolo, una deviazione di un calciatore dell'Empoli costringe Skorupski a un tuffo alla disperata per evitare l'autogol; il portiere tocca la palla, ma Klose entra in scivolata e mette in rete. Per il direttore di gara l'entrata del laziale è irregolare.
ANCORA LAZIO - Passano i minuti, l'Empoli si raccoglie a difesa della propria area di rigore e la squadra di Pioli continua a insistere con un buon ritmo. Ancora Klose va vicino a un pareggio che la Lazio meriterebbe, con un gran colpo di testa, ma Skorupski è ancora una volta pronto. Altro cambio al 74': fuori Djordjevic, dentro Matri.
ALTRO GOL ANNULLATO - All'88' altro caso di moviola, ancora un gol annullato alla Lazio. Cross dalla trequarti, Matri e Tonelli vanno a contrasto di testa, la palla arriva a Klose che segna, ma l'arbitro Fabbri non convalida per la posizione irregolare del tedesco. L'episodio è dubbio, i giocatori laziali protestano. Finisce 1-0, la squadra di Pioli perde ancora. E all'Olimpico, venerdì prossimo, arriverà la Juventus.  

Serie A, Palermo-Juventus 0-3: Mandzukic, Sturaro e Zaza

I bianconeri vincono al Barbera e tornano in corsa per lo scudetto

Serie A, Palermo-Juventus 0-3: Mandzukic, Sturaro e Zaza

di Valerio Minutiello
C'è anche la Juventus per lo scudetto. Con il 3-0 in casa del Palermo i bianconeri centrano la quarta vittoria consecutiva e proseguono la scalata alla classifica, portandosi al quinto posto, a soli tre punti dalla Roma quarta e sei dalla vetta occupata dall'Inter, in attesa delle prime tre che devono ancora giocare. Archiviata la qualificazione agli ottavi di Champions League basta una Juve al piccolo trotto per superare un Palermo lento e mai combattivo. "U Picciriddu"Dybala torna nella città che lo ha lanciato nel grande calcio. Non segna ma lascia il segno con un cross pennellato sulla testa di Mandzukic in occasione dell'1-0. La coppia d'attacco scelta ancora una volta da Allegri funziona benissimo, con buona pace di Morata, che deve accomodarsi di nuovo in panchina. L'attaccante croato, dopo la rete pesante con il City in Champions, ne segna una altrettanto importante a Palermo a distanza di pochi giorni. Ballardini per la prima in casa sceglie il 4-3-1-2 con Brugman dietro Gilardino e Vazquez.

PRIMO TEMPO SENZA EMOZIONI - Il primo tempo scorre via senza troppe emozioni. La Juve prova a impostare il gioco, il Palermo aspetta e cerca di fare male con le ripartenze. L'occasione migliore dei primi 45' capita sulla testa di Bonucci che da buonissima posizione la mette al lato di pochissimo. Al 38' buona chance anche per Dybala che però non centra la porta.
MANDZUKIC GOL - Nella ripresa a sbloccare la gara ci pensa un super Mandzukic, che al 54' sovrasta Struna su cross pennellato di Dybala. L'attaccante croato è sempre più una garanzia per questa Juve. Morata parte ancora dalla panchina e entra proprio al posto di Mandzukic al 66'. Il Palermo non alza il ritmo e facilita così il gioco della Juventus, che continua a fare la partita senza rischiare nulla dietro. Al 69' Trajkovski prova una rovesciata in area con scarsa fortuna; sarebbe stato un gol pazzesco. A parte questo tentativo sporadico, i rosanero non mettono mai paura a Buffon. All'84' Dybala lascia il posto a Zaza e al Barbera il pubblico si divide tra chi fischia e chi applaude.

STURARO E ZAZA, 3-0 - A un minuto dalla fine Sturaro mette al sicuro il risultato anche se il Palermo non stava facendo nulla per impensierire la Juve. I rosanero gettano la spugna e al 93' Zaza firma il gol del 3-0. Brutta la prima in casa per Ballardini, dopo l'1-1 in casa della Lazio al debutto. Per la Juve invece la falsa partenza è alle spalle. I senatori volevano continuità nei risultati e adesso è arrivata. I bianconeri tornano così di diritto nella lotta per lo scudetto anche se la vetta è ancora lontana. Con questo passo le possibilità di recupero ci sono. Intanto ora Allegri può seguire il big-match Napoli-Inter da spettatore interessato.

domenica 29 novembre 2015

Zoff, sospiro di sollievo: "Sto bene"

Il portiere di Spagna 1982: "Grazie a tutti per i messaggi, sono sulla buona strada"

Dino Zoff, IPP

Sospiro di sollievo per Dino Zoff.Il portiere della Nazionale campione del Mondo a Spagna 1982, ricoverato da oltre tre settimane in una clinica romana, ha rassicurato tutti parlando a Repubblica: "Sto abbastanza bene direi, ho avuto delle complicanze virali che mi hanno un po' scombussolato, ma ora sto abbastanza bene, sono sulla buona strada". E ancora: "Ho parato anche questa, ringrazio i tantissimi che hanno scritto di tutte queste gentilezze".

Zoff, insomma, sta meglio ed è sulla via della guarigione. Uno dei simboli del calcio mondiale, Zoff è stato protagonista di una storia straordinaria culminata con il trionfo di Madrid nel 1982, a 42 anni e la fascia di capitano azzurro, battendo in finale la Germania Ovest (3-1). Nella sua carriera ha giocato con Udinese (1961-1963), Mantova (1963-1967), Napoli (1967-1972) e Juventus (1972-1983). Con i bianconeri ha totalizzato 479 presenze. In azzurro, invece, ha giocato 112 partite vincendo l'Europeo del 1968 e appunto il Mondiale del 1982.

Quando si è ritirato ha intrapreso la carriera di allenatore, diventando il ct della Nazionale nel 1998, prendendo il posto di Cesare Maldini. Sulla panchina dell'Italia, Zoff ha perso, il 2 luglio 2000 a Rotterdam (Olanda), la finale degli Europei contro la Francia (si era dimesso dopo le critiche di Silvio Berlusconi). 

MALAGÒ: "STA MIGLIORANDO"

Delle sue condizioni aveva già parlato il presidente del Coni, Giovanni Malagò: "Vista la mia amicizia e l'affetto con Dino Zoff e la moglie Anna, conosco la situazione sin dal primo giorno e l'ho seguita costantemente. La prima cosa che mi sento di dire è che voglio tranquillizzare tutti: siamo assolutamente in via di miglioramento". "Ora però - aveva detto - che finalmente posso parlare dico quello già detto e ripetuto a lui: Caro Dino, lo sport italiano è al tuo fianco e ti aspetta per riabbracciarti".

Nervi tesi in casa Carpi: la partitella finisce in rissa, Martinho vs il preparatore atletico Perrone

La rissa tra calciatori (Eurosport)
Il Carpi, ultimo in classifica in Serie A, non si avvicina all'incontro di campionato di domenica prossima contro il Genoa nel migliore dei modi Nel corso dell'alleamento del giovedì è infatti scoppiata una rissa tra l'esterno brasiliano Raphael Martinho ed il preparatore dei portieri biancorossi Roberto Perrone.
In primis insulti e parolacce, successivamente una vera e propria scazzottata. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport a scatenare il tutto o qualche giocata di troppo dell'ex Catania, voglioso di mettersi in mostra avendo giocato solamente 28 minuti in campionato quest'anno, o il fatto di appartenere al clan degli scontenti, che quindi potrebbero remare contro lo staff tecnico di Castori.
Alla baruffa è intervenuto anche il club manager Matteo Scala, che prima ha fatto da paciere, ma successivamente avrebbe acceso un ulteriore focolaio. A sedare il tutto ci hanno pensato gli altri compagni di squadra. Il patron Bonacini, chiamato al telefono, ha così commentato: "Non c’è nessun caso e se anche fosse è tutto rientrato. Cose che possono accadere in tutte le squadre".
E' comunque innegabile che all'interno dello spogliatoio ci sia qualcosa che non funziona perfettamente. Già in estate, quando c'era sempre Castori, si parlava di un gruppo diviso in due: da un lato gli artefici della promozione legati dal tecnico, dall'altro i nuovi arrivati scelti dal direttore sportivo Sogliano.
E' stato proprio il gruppo storico a chiedere al presidente l'esonero di Sannino ed il ritorno di Castori. Situazione che ha provocato le dimissioni di Sogliano: non a caso Martinho era un pupillo dell'exVerona. E solo con Sannino ha giocato l'unica partita titolare, quella vita 2-1 contro il Torino, prima di finire nuovamente ai margini della squadra.
Il caso sembra comunque essere parzialmente rientrato, avendo Martinho ricevuto le scuse di Scala e Perrone. Non è ancora chiaro se nei confronti dei protagonisti della vicenda il club deciderà di prendere qualche provvedimento. Il nuovo direttore sportivo Romairone si sta comunque impegnando per riportare la serenità e per cercare di rinforzare la rosa a gennaio.

Juventus, stop dell'ultimo minuto: contro il Palermo non ci sarà Lemina

Juventus, stop dell'ultimo minuto: contro il Palermo non ci sarà Lemina

Altro infortunio a centrocampo per la Juventus, che quest'anno non sembra avere pace. Mario Lemina si è fermato per un'infiammazione al tendine rotuleo e non prenderà parte alla trasferta di Palermo.

L'ex centrocampista del Marsiglia era indiziato per partire dal primo minuto contro i rosanero. Sia per l'assenza di Khedira, sia per permettere a Marchisio di giocare nella sua posizione naturale di interno del centrocampo.
Mario Lemina però dovrà rinunciare a questa possibile chance e non farà parte nemmeno della spedizione in terra siciliana della Vecchia Signora. Al suo posto Massimiliano Allegri schiererà uno fra Sturaro Padoin, che torna disponibile dopo l'infortunio.

Serie A, Torino-Bologna 2-0: Belotti si sblocca

Sfida con poche emozioni decisa da un gol dell'ex Palermo, viziato da un tocco di braccio. Nel recupero segna Vives

Foto 1

di ANDREA GHISLANDI
Nel primo anticipo della 14a giornata di Serie A, il Torino batte 2-0 il Bologna e torna al successo casalingo dopo due mesi. A decidere una gara dalle poche emozioni sono Andrea Belotti, al primo gol in granata, alla mezzora della ripresa (controllo viziato da un tocco di braccio), e Giuseppe Vives, che raddoppia in pieno recupero. Per il Toro anche una traversa di Quagliarella. Prima sconfitta sulla panchina emiliana per Donadoni.

LA PARTITA


Squadra che vince non si cambia e allora Ventura conferma gli 11 che hanno vinto a Bergamo e messo fine a una serie senza vittorie che durava dal 27 settembre, data dell'ultima vittoria del Toro davanti ai propri tifosi (2-1 al Palermo). In attacco ci sono Quagliarella e Belotti: il primo non segna da oltre due mesi (69 giorni), il secondo è ancora alla caccia del primo sigillo in granata (con l'Atalanta fermato da traversa e palo). Di fronte un Bologna rinvigorito dalla cura Donadoni: con l'ex Parma in panchina due vittorie (Atalanta e Verona) e un pari che vale una vittoria contro la Roma. I felsinei recuperano Maietta in difesa, ma devono fare a meno dello squalificato Destro. Al suo posto c'è Mancosu, affiancato da Giaccherini e Rizzo. Arbitra il giovane Ghersini, 30 anni, alla terza gara in Serie A.

Come prevedibile è il Torino a fare la partita, ma i granata sono micidiali quando possono ripartire, mentre nella costruzione contro squadre che si chiudono mettono in mostra le loro lacune. Non a caso le uniche due occasioni degne di nota arrivano con conclusioni di fuori area; prima Baselli e poi Vives impegnano Mirante costretto a salvarsi in angolo. Senza Destro, il Bologna perde molto in avanti e Mancosu non riesce in quel lavoro di sponda che sarebbe utilissimo per far salire la squadra. L'unico squillo rossoblù è di Giaccherini nel finale di tempo (ben contrato da Bovo), troppo poco per una gara che fatica a decollare e che vive solo di rare fiammate e tanti duelli in mezzo al campo. Le emozioni si contano sulle dita di una mano e il risultato im bianco è lo specchio fedele di un primo tempo abbastanza deludente.

Anche nella ripresa sono i ragazzi di Ventura a provare a fare la partita, con Quagliarella che conferma il momento poco fortunato. Nell'unico guizzo di serata, il suo colpo di testa viene fermato dalla traversa. Ventura si gioca la carta Maxi Lopez (nuovo look con i capelli bianchi) proprio al posto dell'attaccante napoletano e non di Belotti come a Bergamo. Mossa azzeccata, non tanto per quanto fa l'argentino, ma perché il Gallo si sblocca alla mezzora: il controllo di petto è viziato da un tocco di braccio, ma il sinistro che fulmina Mirante è da applausi. Donadoni, che aveva già messo in campo Brienza e Acquafresca, si gioca anche la carta Mounier, ma non è proprio serata. Padelli fa da spettatore e nel recupero Vives chiude la gara approfittando di un errore clamoroso di Maietta. Per una notte il Toro aggancia la Juve, mentre il Bologna si lecca le ferite e Donadoni incassa il primo ko. Preoccupante, perché i suoi hanno davvero creato pochissimo.

LE PAGELLE

Vives 7 - Il gol nel finale è un premio a una gara tutto cuore e sacrificio
Belotti 6,5 - Finalmente si sblocca con un gol di pregevole fattura, anche se viziato da un tocco di braccio
Quagliarella 5,5 - E' proprio un momento no. La traversa gli nega la gioia del gol

Giaccherini 5,5 - Ancora un infortunio, ma fino a quando è rimasto in campo non ha inciso
Mancosu 5 - Un solo gol da gennaio con la maglia del Bologna. Si capisce perché. Fa rimpiangere Destro
Maietta 4 - Si fa anticipare da Belotti in occasione del gol e poi regala il raddoppio a Vives. Un disastro

IL TABELLINO

TORINO-BOLOGNA 2-0
Torino (3-5-2): Padelli sv; Bovo 6, Glik 6,5, Moretti 6; Bruno Peres 6,5, Acquah 6, Vives 7, Baselli 6, Molinaro 7; Quagliarella 5,5 (23' st Maxi Lopez 6), Belotti 6,5. A disp.: Ichazo, Castellazzi, Jansson, Pryima, Zappacosta, Prcic, Gazzi, Martinez, Amauri. All.: Ventura 6,5
Bologna (4-3-3): Mirante 6,5; Rossettini 6, Maietta 4, Gastaldello 6, Masina 6; Donsah 6 (35' st Mounier 6), Diawara 6, Brighi 5,5; Giaccherini 5,5 (9' st Brienza 5,5), Mancosu 5 (18' st Acquafresca 5), Rizzo 6. A disp.: Da Costa, Stojanovic, Oikonomou, Morleo, Mbaye, Ferrari, Crisetig, Crimi, Pulgar. All.: Donadoni 5,5
Arbitro: Ghersini
Marcatori: 30' st Belotti, 47' st Vives
Ammoniti: Maietta (B)

Serie A, Niang trascina il Milan: 4-1 alla Sampdoria

I rossoneri tornano alla vittoria. Continua, invece, il periodo buio dei blucerchiati che, nonostante l’avvicendamento in panchina tra Zenga e Montella, raccolgono la 3ª sconfitta di fila

Serie A, Niang trascina il Milan: 4-1 alla Sampdoria

Filippo Testini
Il Milan torna alla vittoria. Dopo il pareggio casalingo per 0-0 contro l’Atalanta e la sconfitta per 1-0 in casa della Juventus, i rossoneri battono per 4-1 la Sampdoria. I gol del match di San Siro, valido per l’anticipo della 14ª giornata di Serie A, portano le firme di BonaventuraNiang (doppietta) e Luiz Adriano. Non basta la rete su calcio di rigore di Eder nel finale. Mihajlovic, alla prima sfida contro la sua ex squadra, ritrova quindi i tre punti nella corsa verso la qualificazione alle competizione europee. Il Milan, infatti, con il successo odierno scavalca momentaneamente Juventus e Sassuolo, occupando la 5ª piazza in classifica a quota 23. Prosegue, invece, il periodo buio della Sampdoria. I blucerchiati, nonostante l’avvicendamento in panchina tra Zenga e Montella, raccolgono la 3ª sconfitta di fila, dopo quelle ottenute contro Fiorentina e Udinese. L’ultimo successo è ormai lontano: Sampdoria-Hellas Verona 4-1, era il 25 ottobre. Per quanto riguarda le vittorie esterne, invece, la Samp è ancora ferma a 0. La classifica, dopo la seconda debacle per Montella in altrettante partite, vede i liguri fermi al 13° posto con 16 punti.

DOMINIO MILAN - Mihajlovic sceglie la coppia offensiva composta da Bacca e Niang con Cerci e Bonaventura pronti a inserirsi dalle fasce. Nella Sampdoria, invece, Muriel-Eder con Soriano a supporto. Nonostante uno svarione di Donnarumma al 1' che rinvia malamente ed è costretto a rimediare sul destro da fuori di Soriano, il Milan si sveglia e colpisce due volte. Nella prima c'è Cerci che, in netta posizione di offside, insacca in rete da pochi passi grazie all'incursione di Bacca. I rossoneri ci credono e continuano a spingere. Al 16' è Bonaventura a regalare la gioia del vantaggio. Cerci in area per Niang che si gira e scarica un tiro cross potente, deviato sottoporta proprio dal centrocampista. Terzo gol in sei gare di Serie A contro la Sampdoria per Bonaventura, solo contro l'Inter ha segnato di più (quattro reti). Il Milan domina la gara in lungo e in largo, sicuramente la migliore prestazione dell'anno per intensità e qualità degli uomini di Mihajlovic. A mettere ancora più in crisi la squadra di Montella ci pensa De Silvestri che trattiene nettamente Bonaventura in area impedendogli di calciare in porta. Doveri non ha dubbi e fischia il calcio di rigore. Dal dischetto va Niang che trasforma perfettamente portando i rossoneri sul 2-0. Il francese ha segnato il suo primo gol in 36 gare di campionato con la maglia del Milan.

NIANG SHOW - Niang è scatenato. Inizia la ripresa e subito si procura tre occasioni da gol. E proprio nell'ultima si regala una splendida doppietta. Erroraccio di Viviano che consegna il pallone al francese che non si fa pregare e dal limite batte inesorabilmente il portiere avversario. La Sampdoria prova malamente a farsi vedere in avanti, senza però grande qualità dei singoli che non riescono a sfondare. I rossoneri gestiscono con molta calma una situazione già favorevole con un possesso palla prolungato. Al 74' Mihajlovic effettua il primo cambio della gara: fuori Niang, che esce tra gli applausi del pubblico di San Siro, dentro Luiz Adriano. La scelta si rivela azzeccata. Il brasiliano su grande assist dalla destra di Cerci, stoppa di petto e va al tiro dall'interno dell'area battendo un non perfetto Viviano.

GOL DELLA BANDIERA - Il Milan potrebbe siglare anche il quinto gol ma Bacca, a tu per tu con Viviano, calcia centralmente e il portiere agguanta in due tempi non senza rischi. All'86' arriva una magrissima consolazione per gli uomini di Montella. Poli ferma con un braccio la corsa di Eder e l'arbitro assegna il penalty. L'attaccante blucerchiato spiazza Donnarumma e trasforma la rete numero dieci in campionato.

sabato 28 novembre 2015

Ciao Colino, supertifoso biancoverde



da 
Il Presidente Enzo Mastronardi, il Presidente Onorario Vito Laruccia, i Vice-Presidenti Scipione Tagliente, Francesco Caleprico,il socio Onofrio Lopez, il Dirigente Tommaso Intini, il Direttore Generale Mario Russo, l’allenatore Massimiliano Tangorra insieme allo staff tecnico e sanitario, i calciatori, il Segretario Generale Angelo Cipulli, gli allenatori e calciatori del settore giovanile, i collaboratori e tifosi tutti del Monopoli 1966 ricordano con affetto l’appassionato e supertifoso biancoverde Colino, sempre presente allo stadio e che ha lasciato la vita terrena.

Di Natale dice addio: "Il presidente sa tutto"

Totò ha chiesto la risoluzione del contratto, per un ruolo in società

Di Natale, Foto IPP

Antonio Di Natale dice addio al calcio? Sì, anche se l'attaccante dell'Udinese in conferenza si è nascosto dietro alla frase "il presidente sa tutto". Totò ha chiesto la rescissione del contratto prima della fine dell'anno solare per poter appendere le scarpine al chiodo prima di Natale. Per il bomber è già pronto un ruolo da dirigente nell'Udinese. Poi la precisazione: "Non ho mai detto di non voler essere la riserva di Aguirre".
"Ho sempre cercato di lavorare nel silenzio e dare il massimo - ha continuato Totò -. Ho un grande rapporto col mister, andiamo spesso a cena insieme, ma non paga mai. Sono un grandissimo tifoso dell'Udinese. Voglio solo andare a Verona e vincere insieme". "Amo più io l'Udinese di tanti altri - ha proseguito -. Mai detto certe parole su Aguirre. E' un giovane che ha bisogno di giocare. Sono qui per dire che non ho nessun problema col tecnico". Poi sul ritiro: "Smettere di giocare? Sa tutto il presidente, io penso solo a giocare. Fino a quando lo farò lo sa il presidente". 
Sulla stessa linea Colantuono: "In questa stagione ha giocato 7 partite da titolare e in 4 è subentrato. Non capisco il pandemonio creato dai giornali". "Solo un folle si metterebbe in competizione con Totò da allenatore dell'Udinese - ha aggiunto il tecnico -. Anche negli anni passati si è parlato di ritiro. Se lui continua io sono l'uomo più felice del mondo". "Totò ha un rapporto speciale con il Presidente ed io non posso entrare nel merito di quello che si dicono tra loro - ha continuato Colantuono -. Di Natale per noi è una risorsa, non è mai stato un problema".

La Nike sceglie Neymar: spodestato Ronaldo

L'asso brasiliano del Barça sarà il nuovo uomo immagine, scavalcato CR7

NEYMAR, IPP

Batoste in campo e anche nel mondo della pubblicità per Cristiano Ronaldo. L'attuale Pallone d'Oro infatti dal prossimo anno non sarà più l'uomo immagine della Nike. A rivelarlo è la rivista specializzata "El Economista" secondo cui la multinazionale americana avrebbe scelto Neymar al posto del bomber portoghese. La scelta è legata alla differenza d'età fra i due giocatori, ma anche al pesante 0-4 subito in Liga dal Real.
Continua il momento negativo per Cristiano Ronaldo che dopo la pesantissima sconfitta nel Clasicoe le incomprensioni col tecnico Benitez riceve un'altra pessima notizia: la Nike lo sostituirà con Neymar come uomo immagine. Non una bella cosa per il portoghese che oltre al "danno morale" subirà anche un bel ridimensionamento dal punto di vista economico. Sempre secondo il portale spagnolo il cambio avverrà nel 2016, anno dove (a detta della multinazionale americana) il brasiliano supererà il portoghese nelle prestazioni.

I MOTIVI DEL SORPASSO

Il cambio di guardia era previsto già dal Mondiale del 2014, poi però la cocente sconfitta del Brasile in semifinale con la Germania fece rinviare il tutto. Ora però Neymar è al top sia calcisticamente che mediaticamente e dunque pronto per il grande salto anche come uomo immagine. Oltretutto il Barcellona sta attravesando un momento fantastico col tridente dei sogni Messi-Neymar-Suarez e tutto lascia presagire ad un'altra stagione di dominio europeo. Insomma la Nike non prevederà il futuro, ma in quanto a lungimiranza coi calciatori pare averci visto giusto anche stavolta. 



Dalla Francia: "Niente Europei per Benzema"

L'Equipe prevede l'esclusione dell'attaccante dalla nazionale dopo il ricatto a Valbuena

L'Equipe

Mancano 7 mesi al via di Euro 2016 ma l'avvicinamento dei padroni di casa è quanto mai tribolato, sia per l'allarme terrorismo che per il caos generato dallo scandalo Benzema-ValbuenaLe dichiarazioni del centrocampista, ricattato dal centravanti del Real Madrid, hanno dato un altro colpo pesante al futuro di Benzema nella nazionale francese. Secondo lEquipe ci sono pochi dubbi: Benzema non verrà convocato in nazionale e salterà gli Europei.

La posizione di Benzema, secondo l'Equipe, è "altamente compromessa". Il ruolo attivo nel ricatto al compagno di nazionale Mathieu Valbuena per il video sexy costerà caro all'attaccante del Real. Che dovrà non solo affrontare un processo penale, ma vedrà compromessa anche la sua carriera con la maglia dei Blues. 

La prossima partita della Francia sarà a marzo. Nel frattempo la FFF si costituirà parte civile. Secondo l'Equipe la decisione di Deschamps potrebbe essere clamorosa sì, ma in linea con la filosofia dell'allenatore, che non vuole essere delegittimato di fronte ai suoi giocatori, ai quali ha sempre chiesto un comportamento irreprensibile. 

La posizione di Valbuena è anch'essa sotto esame. Nella sua intervista a Le Monde il centrocampista ha lasciato trasparire inquietudine circa il suo futuro in Nazionale. Sempre secondo il quotidiano francese Deschamps - che aveva escluso Valbuena nelle ultime amichevoli perché turbato dalla vicenda - deciderà sulla convocazione del fantasista in base a due criteri: le prestazioni in campo con il Lione e l'eventuale impatto della sua chiamata nel gruppo francese, in base anche all'evolversi della vicenda. 

Si fanno così già i nomi dei possibili sostituti dei due: per il ruolo di centravanti Giroud e Gignac, al posto di Valbuena ci sono Martial, Coman, Ntep, Ben Harfa e il convalescente Fekir.

Nostalgia Lavezzi: "Mi manca l'Italia"

Il Pocho: "La Serie A non è più come prima, ma è bella da vivere e da giocare"

Lavezzi, Foto IPP

Ezequiel Lavezzi lancia un messaggio forte e chiaro ai top club di Serie A. "Mi manca l'Italia, il calcio in particolare - ha spiegato a La Gazzetta dello Sport -. Sono argentino e sono abituato alle pressioni". "Forse il calcio italiano non è più quello di prima, ma è bello da vivere e da giocare - ha aggiunto-. È avvincente, ti fa sentire un calciatore vivo, ti spinge sempre al massimo". "Questo Napoli è da scudetto", ha proseguito.

Nostalgia Lavezzi, dunque. La Serie A continua ad attrarre il Pocho e l'attaccante argentino non usa giri di parole per chiarire il concetto: "Napoli è una città particolare, in tutta Italia in generale il pallone è vissuto con una intensità incredibile e si trovano più stimoli. Qui in Francia si vive in un altro modo, né migliore né peggiore: ti godi il calcio e la vita, ma è diverso". Lunedì c'è Napoli-Inter e Lavezzi non si sbilancia: "Tifo per una bella partita e credo che lo sarà. Il Napoli gioca bene, questo è l’anno buono per vincere lo scudetto e i giocatori lo sanno. Ma anche l’Inter ha chance di scudetto".

Sulle sue tracce ci sono molti club. Italiani e non. E Lavezzi non ha ancora deciso dove andrà a giocare dopo il Psg: "Ci sono tante possibilità, ho dei mesi per decidere e fare la scelta migliore per me. Questo è l’ultimo contratto che posso fare, mi interessa andare a giocare in una squadra che mi dia stimoli, ma penserò anche alla città e alla qualità della vita". 

Qualche chiamata dall'Italia? "Mi hanno chiamato solo gli amici - spiega il Pocho - E Zanetti è un amico...". Il campionato francese, del resto, ormai sembra appartenere al passato per il Pocho: "Non mi annoio, ma è inutile nascondere che questo Psg è troppo forte per gli altri club". E anche il rapporto con Blanc sembra sol professionale: "Lui è l’allenatore, lui decide, non c’è nessun problema".

Poi qualche battuta su Verratti e Dybala. "Marco è già fortissimo e potrà diventare uno dei migliori del mondo nel suo ruolo se avrà la possibilità in Nazionale di far vedere quello che sta facendo qui a Parigi - ha speigato -. Dybala ha grandi potenzialità e può migliorare: ha le qualità per diventare un grande giocatore".

JUVE, L'ASSALTO PUO' PARTIRE

Le parole di Lavezzi aprono alla Juve, attualmente in pole per l'argentino. Le manovre per riportare il Pocho in Italia sono cominciate in estate. Inizialmente l'Inter si era fatta molto sotto per l'argentino, ma poi ha cambiato obiettivi e a ottobre i bianconeri hanno sorpassato i nerazzurri. Impegnato a singhiozzo da Blanc, l'argentino ormai ha rotto col Psg e già a gennaio potrebbe cambiare aria. Tutto gira attorno all'ingaggio. Lavezzi, inaftti, potrebbe partire a parametro zero e vestire la maglia di chi offrirà di più. E con una proposta da 3 milioni per due anni finora la Juve è davanti a tutti.