lunedì 21 dicembre 2015

Mondiale per Club: trionfo Barcellona, River Plate annichilito

Nella finale di Osaka non c'è partita. I blaugrana di Luis Enrique vincono 3-0 grazie a Messi e alla doppietta di Suarez

Mondiale per Club: trionfo Barcellona, River Plate annichilito

Il Barcellona chiude il 2015 alla grande salendo sul tetto del mondo. La squadra di Luis Enrique completo un ciclo incredibile e, dopo Champions League e Supercoppa Europea, conquista il Mondiale per Club Fifa battendo 3-0 a Yokohama il River Plate campione del Sudamerica. Finale a senso unico, dominata dai blaugrana: nel primo tempo sblocca il risultato Messi mentre nella ripresa si scatena Suarez, autore di una doppietta.

Come da pronostico il Barcellona asfalta il River Plate e conquista il titolo del Mondiale per Club Fifa 2015. La gara si gioca su buoni ritmi e le due squadre non risparmiano anche qualche contatto duro ma le occasioni sono poche, fatta eccezioni per le conclusioni da fuori area di Messi e Dani Alves per i blaugrana, e di Mora e Alario per gli argentini. Alla prima vera accelerazione però il Barcellona passa e al 36' fa 1-0: cross di Dani Alves, sponda di testa di Neymar e perla di Messi che manda al bar il difensore con una finta di corpo e col destro al volo trafigge Barovero.

Nella ripresa non c'è storia. Il River Plate alza il baricentro e si sbilancia, e il Barcellona colpisce. Al 49' Busquets recupera e rilancia subito, la difesa argentina è messa male,Suarez si infila e non sbaglia a tu per tu con barovero per il 3-0. La squadra di Luis Enrique non smette di attaccare, Barovero para, poi è Sanchez a salvare sulla linea il tiro di Messi diretto nel sacco dopo un'azione da Playstation. Al 68' il tris arriva, ancora con Suarez: splendido colpo di testa ad incrociare del 'Pistolero' che devia il cross delizioso di Neymar. Nel finale c'è tempo anche per un'emozione targata River Plate: è firmata dal baby Driussi il cui sinistro dal limite è deviato sul palo da Bravo.

Sugli scudi Messi, al 24esimo gol su 26 finali giocate, e Suarez, con 24 gol stagionali e 5 al Mondiale per Club (doppietta in finale dopo la tripletta in semifinale). Per ilBarcellona è il terzo trionfo al Mondiale per Club dopo i successi nel 2009 e nel 2011. Luis Enrique solleva il quinto titolo stagionale: all'appello manca solo la Supercoppa di Spagna.

Liga: incredibile Real, 10-2 al Rayo Vallecano

Clamorosa goleada della squadra di Benitez al Bernabeu: segnano Bale (4), Benzema (3), Ronaldo (2) e Danilo

Liga: incredibile Real, 10-2 al Rayo Vallecano

Incredibile vittoria del Real Madrid che al Bernabeu batte 10-2 il Rayo Vallecano: al festival del gol partecipano Bale (poker),Benzema (tripletta), Ronaldo (doppietta) e Danilo. E pensare che al 12’ la squadra di Benitez perdeva 2-1. A spianare il trionfo dei Blancos, momentaneamente a -2 dalla coppia di testa Barcellona-Atletico Madrid, è una doppia espulsione (Tito e Baena) che riduce il Rayo in nove uomini dopo 28 minuti.

Quella del Real Madrid è una vittoria pazzesca ma non da record: i Blancos riuscirono a fare ancora meglio nel 1943 contro il Barcellona e nel 1960 contro l'Elche quando le reti segnate furono addirittura undici. A sbloccare il risultato ci pensa Danilo al 3' ma il Rayo Vallecano non si scompone e tra il 10' e il 12' ribalta il risultato grazie ai gol di Amaya e Sanchez Ruiz per poi sfiorare addirittura il 3-1 con Jozabed (bravo Keylor Navas). Sembra un pomeriggio da incubo per Benitez ma un minuto dopo il Rayo resta in dieci per l'espulsione di Tito, mandato dall'arbitro a farsi la doccia con largo anticipo per una brutta entrata su Kroos. Bale al 25' rimette le cose a posto con un'incornata su cross di Danilo e tre minuti dopo l'arbitro Ignacio Iglesias diventa protagonista: concede un rigore dubbio per trattenuta di Baena su Sergio Ramos ed espelle il centrocampista del Rayo. Ronaldo non sbaglia dal dischetto: Real avanti di un gol e di due uomini. 

Da questo momento in poi non c'è più partita. Il Real Madrid approfitta della superiorità numerica per infierire. Bale prima del riposo firma il 4-2 poi a inizio ripresa parte la goleada: segnano a raffica Benzema (48'), Ronaldo (53') e Bale (61)'. Il gallese è l'uomo del match e festeggia il poker al 70', nel finale una doppietta di Benzema (79' e 90') chiude i conti. E il risultato sarebbe potuto essere ancora più pesante per il Rayo se l'arbitro avesse concesso altri tre penalty piuttosto evidenti. Ma evidentemente, dopo l'eccessiva severità mostrata in avvio di gara, il direttore di gara non ha voluto infierire.

Bayern Monaco: ufficiale Ancelotti al posto di Guardiola

L'annuncio di Rummenigge: "Ha firmato fino al 2019"

Bayern Monaco: ufficiale Ancelotti al posto di Guardiola

Ora è arrivata anche l'ufficialità: Carlo Ancelotti sarà il nuovo allenatore del Bayern Monaco a partire dal prossimo giugno. Il tecnico italiano succederà a Pep Guardiola che guiderà i bavaresi fino al termine della stagione. L'annuncio è stato dato direttamente dal presidente Karl-Heinz Rummenigge: "Siamo felici di lavorare con un altro allenatore di successo". Per l'ex Milan contratto fino al 2019. Per Pep futuro in Premier.

Per Pep ancora sei mesi sulla panchina dei bavaresi e Rummenigge spera in nuovi trionfi: "Siamo grati a Guardiola per tutto quello che ha dato al nostro club - ha detto alla Bild - e spero che festeggeremo questa ultima stagione insieme con altri successi". 

Ora il tecnico spagnolo dovrà annunciare la sua prossima destinazione: Chelsea o Manchester City. Intanto Pep ha già deciso che rinforzo chiederà: Luis Suarez del Barcellona, ne sono sicuri in Inghilterra. Guardiola sulla panchina dei bavaresi si è seduto nel 2013 e nel suo palmares tedesco ha già due campionati, una coppa di Germania, una Supercoppa europea e un Mondiale per club. Bottino tutto da aggiornare, magari con la Champions League. 

Carletto Ancelotti, invece, sbarcherà in Germania per la prima volta e chiude un cerchio: allenare nei cinque grandi campionati europei. Dopo Italia, Inghilterra, Francia e Spagna, ecco la tappa tedesca. Missione vincere tutto, come sempre. "Sono davvero onorato di essere il prossimo allenatore. Quando ho saputo dell'interesse del club non ho voluto prendere in considerazione nessun'altra proposta", ha detto Ancelotti.

Messi aggredito a Tokyo dai tifosi del River Plate

Sputi e insulti in aeroporto per il fuoriclasse dei blaugrana

Messi aggredito a Tokyo dai tifosi del River Plate

Disavventura per Leo Messi in aeroporto a Tokyo. Il fuoriclasse del Barcellona è stato aggredito da alcuni tifosi del River Plate. Sputi, insulti e pure uno spintone per la Pulce argentina che, secondo le prime ricostruzioni, ha reagito colpendo un supporter dei Millonarios. A questo punto è stato necessario l'intervento di Luis Enrique e di Mascherano per bloccare l'argentino ed evitare la rissa. 

Inter, Felipe Melo e i suoi vecchi fantasmi

Dall'espulsione al Mondiale 2010 ai cinque minuti di follia con la Lazio: il brasiliano ricasca nei vecchi errori

Inter, Felipe Melo e i suoi vecchi fantasmi

Roberto Mancini lo ha voluto, fortissimamente, all'Inter per avere nel cuore del centrocampo un sergente di ferro, un duro che servisse ad alzare le barricate, a fare a sportellate, a far girare anche la palla: uno di personalità, uno senza paura. Caratteristiche che, indubbiamente, Felipe Melo ha. Ma tutta la carriera del brasiliano è stata costellata da episodi come quelli di San Siro contro la Lazio. In cinque minuti Melo ha cancellato il buono fatto dall'inizio di stagione. Cinque minuti di follia: rigore procurato e rosso per un'entrata killer.

Prima il fallo da rigore su Milinkovic-Savic, poi il rosso per il colpo da kung-fu su Biglia. Melo in cinque minuti ha mostrato tutto il suo campionario, condannando l'Inter alla sconfitta casalinga. Ma non è la prima volta che il brasiliano perde la testa. Per lui, quella contro la Lazio, si è trattata della settima espulsione in carriera in Serie A, la seconda stagionale. Con due rossi e quattro gialli si conferma il più "cattivo" della A, assieme a Perotti. Sulla "cattiveria", in senso buono, Mancini ci aveva puntato: aveva bisogno di personalità. Che non manca, a Melo. Ma che al di là dei falli con la Lazio ha dimostrato di avere anche scarsa lucidità e precisione in fase di costruzione: una serata no, certificata dal terribile intervento sull'argentino.

I ricordi sono corsi al 2 luglio 2010, quando Melo condannò il Brasile all'eliminazione dai Mondiali 2010: contro l'Olanda prima sporcò il cross di Sneijder, infilando Julio Cesar. Poi calpestò Robben: rosso diretto, Brasile fuori con richieste da più parti di estrometterlo per sempre dalla Seleçao. Ma basti pensare al suo debutto in Serie A, con la Fiorentina, nel 2008: espulso per doppia ammonizione. Anche in maglia bianconera le espulsioni non sono mancate, tre.

Insomma, i limiti di Melo, oltre che tecnici (e sulla sua convivenza nel cuore del centrocampo con Medel ci sarebbe da discutere), sono emersi e hanno inciso in negativo. La squalifica servirà a riportare il soldato del Mancio sulla diritta via? Difficile da dire, certo Melo si è immediatamente reso conto della stupidaggine compiuta. Ora, per lui, un 2016 per cancellare, coi fatti, l'ennesimo col della sua carriera. Perché l'Inter, per continuare a guidare la classifica, non può permettersi altre sbandate.

Fifa, Blatter e Platini squalificati per 8 anni

Il comitato etico ha confermato le accuse di corruzione

Fifa, Blatter e Platini squalificati per 8 anni

Il comitato etico della Fifa ha squalificato per 8 anni Sepp Blatter e Michel Platini, che vengono così estromessi da qualsiasi attività legata al calcio. I due sono colpevoli di aver infranto il codice etico: sul piatto il pagamento di 1,94 milioni di dollari effettuato dal Blatter nel 2011 nei confronti di Platini per lavori come adviser presidenziale dal 1999 al 2002. Salta dunque la possibilità per Platini di candidarsi come presidente Fifa.

Non c'era nessuna base legale che giustificasse il pagamento dei quasi 2 milioni di euro versati nel 2011 dal Blatter Platini per "consulenze" svolte dal francese tra il 1999 e il 2002. Questo il motivo della squalifica. "Né nella sua dichiarazione scritta, né durante la sua audizione, Blatter è stato in grado di giustificare e dimostrare la presenza di basi legali per questo pagamento". La sentenza del comitato etico, che ha comminato anche multe economiche (50mila franchi svizzeri a Blatter, 80mila a Platini), pone di fatto fine alla carriera sportiva di Blatter (17 anni da presidente, 40 anni nel calcio) e chiude le porte a Platini rispetto ad una possibile candidatura alle prossime elezioni Fifa. Entrambi, però, faranno quasi certamente ricorso al Tas.

"Blatter ha violato i doveri che aveva nei confronti della Fifa, non mettendola al primo posto nei propri interessi. Ha evitato di astenersi da tutto ciò che potesse andare contro gli interessi della federazione. Le dichiarazioni di Blatter riguardo ad un accordo verbale con Platini riguardo all'incarico e al successivo pagamento non sono state ritenute credibili e sono state rigettate dalla camera di consigli", si legge nel comunicato del comitato etico. "Platini ha dimostrato di aver mancato in credibilità e integrità, dimostrando inconsapevolezza nell'importanza dei suoi doveri, obblighi e responsabilità".


mercoledì 16 dicembre 2015

Coppa Italia, Juventus-Torino 4-0: show Zaza, Dybala e Pogba

I bianconeri confermano l'ottimo momento di forma e volano ai quarti dove affronteranno la vincente tra Lazio e Udinese


di Camillo Forte
Non c’è storia. O meglio: non c’è partita. Come la pubblicità televisiva del vinci facile. E così la Juve vince (star)facile (4-0) perché il Toro non ha mai deciso di giocare ma aspettare i bianconeri dentro la sua metà campo. Doppietta di Zaza, prodezza di Dybala, magia su punizione di Pogba e i campioni d'Italia ai quarti. E proprio l’ex Sassuolo ha dimostrato di essere un cecchino infallibile, buon per Conte che ne ha più bisogno di Allegri. L’attaccante, con la doppietta nel derby, si porta a quota cinque gol stagionali con una media spaventosa. Un gol ogni 73 minuti. È stato in campo 368 minuti e fatto cinque reti. In ogni competizione: campionato, Champions League e Coppa Italia. Dopo questa doppietta, impreziosita da una prestazione anima e cuore, diventa impensabile una sua cessione in prestito a gennaio.

Di uno come lui c’è sempre bisogno. Ha rischiato anche, l’attaccante. Al 25’ del primo tempo, dopo aver preso un’ammonizione, ne ha rischiata un’altra entrando in maniera decisa sul portiere Ichazo. Poteva starci un’altro giallo che avrebbe portato al rosso ma l’arbitro ed i suoi collaboratori non hanno considerato falloso il suo intervento. E due minuti dopo Zaza ha colpito con un sinistro al veleno. Bello, bellissimo: Morata se ne va via dalla sinistra ubriacando la difesa avversaria, mette al mezzo e l’ex Sassuolo colpisce bene, forte e di precisione. Vantaggio juventino, meritato. Ma lo strapotere dei giocatori di Allegri continua, imperterrito. Nella ripresa, dopo tre minuti, Molinaro entra da dietro e in maniera dura su Lichtsteiner: giallo inevitabile che arriva dopo quello del primo tempo e si trasforma in rosso.

Toro in dieci, Juve sempre più padrona che raddoppia con Zaza, ancora lui, sempre lui, che lancia messaggi forti a Mandzukic Dybala, soprattutto ad Allegri. Come dire: ci sono anch’io. E ha ragione. Questo Zaza giocherebbe in qualsiasi altra formazione ma in bianconero. Dybala, dal canto suo, risponde con un tocco magico: 3-0, conclusione di precisione. Prodezza che lo porta a dieci reti stagionali. All’appello manca solo Morata. Che ci prova e riprova ma per un motivo o per l’altro non riesce a togliersi la soffisfazione di andare in gol. In unaserata del genere, però, la Juve ne ha potuto tranquillamente fare a meno. Pogba, per concludere, firma il poker con una punizione alla Pirlo.

Un consiglio: ci riprovi prossimamente nelle partite che contano. Intanto ha rotto il ghiaccio della precarietà. E il Toro? Non pervenuto. Che dire. Niente. I granata devono meditare su questa mortificante sconfitta ma quel che deve più preoccupare è che la squadra di Ventura non sa neppure combattere. Dove è finito il cuore granata? Le partite vanno giocate e non impostate a livello difensivo. E’ vero che la Juve è forte e mette paura a tutti ma quello visto contro i bianconeri non è vero Toro. Juve avanti, allora, con una consapevolezza: più passano i giorni e più si scopre forte. Fortissima. Come prima, più di prima.

Coppa Italia, Napoli senza fatica: Verona battuto 3-0

Al San Paolo vanno in gol El Kaddouri, Mertens e Callejon. Ai quarti la sfida con l'Inter

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Nella Coppa Italia delle sorprese, il Napoli regala una certezza. La squadra di Sarri batte agevolmente il Verona per 3-0 e vola ai quarti di finale dove affronterà l'Inter. Match subito in discesa al San Paolo, con El Kaddouri che trova il vantaggio dopo 4'. Al 12' la gara è già in ghiaccio, con Mertens che trova il 2-0, complice Coppola. Nella ripresa arrivano prima il rigore di Hamsik calciato sul palo e poi, al 75', il tris Callejon.

Primo tempo a senso unico. Il Napoli parte subito forte, Mertens largo a sinistra crea scompiglio e Higuain davanti è pronto a sfruttare ogni errore della lenta difesa scaligera. Al 4' il Pipita scatta sulla fascia, entra in area e serve il più comodo degli assist all'accorrente El Kaddouri, piatto destro a porta vuota e 1-0. Il raddoppio arriva al 12', Mertens fa tutto da solo, si infila tra Moras e Bianchetti e di sinistro fulmina Coppola. L'unico guizzo degli ospiti arriva al 43', Checchin calcia dal limite dell'area e colpisce la traversa a Reina battuto, poi Fares fallisce il tap-in. Nella ripresa i ritmi calano vistosamente, ma il Napoli trova il terzo gol con il neoentrato Callejon su assist di El Kaddouri. Hamsik un minuto prima colpisce il palo su calcio di rigore. I partenopei ai quarti se la vedranno con l'Inter, vittoriosa ieri sul Cagliari.

IL TABELLINO

NAPOLI-VERONA 3-0

Napoli (4-3-3): Reina 6; Maggio 6, Chiriches 6,5, Koulibaly 6, Strinic 6; David Lopez 6 (49' Hamsik 5,5), Valdifiori 6,5, Allan 6,5 (67' Chalobah 6); El Kaddouri 6,5, Higuain 7 (70' Callejon 7), Mertens 7,5.
A disp.: Rafael, Gabriel, Hyasj, Henrique, Jorginho, Dezi, Insigne, Ghoulam, Luperto. 
All. Sarri 7
Verona (4-4-2): Coppola 5,5, Bianchetti 4,5, Moras 5 (75' Winck 6), Helander 5, Pisano 5 , Checchin 6 (60' Zaccagni 5,5), Hallfredsson 6, Jankovic 5, Siligardi 5 (46' Greco 5,5), Fares 4,5, Wszolek 5. 
A disp.: Gollini, Rafael, Sala, Tupta, Guglielmelli.
All. Delneri 5
Arbitro: Irrati
Marcatori: 4' El Kaddouri (N), 12' Mertens (N), 75' Callejon (N)
Ammoniti: -
Espulsi: -
Note:-

Fiorentina-Carpi 0-1: Di Gaudio sogna, inferno viola

Incredibile epilogo al Franchi. La rete al 31' st. Poi la confusa reazione di Rossi e c. In pieno recupero due espulsi

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La Coppa Italia delle grandi sorprese, dopo l'Olimpico segnala il Franchi, dove un gol di Di Gaudio al 31' st manda ko la Fiorentina di Paulo Sousa. Clamoroso epilogo di una partita che i viola hanno giocato in modo confuso, dal principio alla fine. Due legni nel primo tempo, Gagliolo Badelj, tre parate decisive di Brkic e due espulsi nel recupero: Rodriguez e Mbakogu.

LA PARTITA

Fatica. Fatica molto la Fiorentina del primo tempo:  ricca, quanto basta, di titolari (Kalinic compreso) e capace altresì di insidiare la tranquillità di Paulo Sousa che dalla panchina mostra, se si può dire, la faccia cattiva. Nella Coppa Italia delle grandi sorprese, e anche più, il Carpi si sente in dovere di fare la voce grossa. O comunque di giocarsi il confronto alla pari.
C'è subito, sul fronte viola, un'occasione Kalinic-Babacar e il pallone è fermato a 10 centimetri dalla linea fatale del gol. Ma c'è anche al 21' il palo di Gagliolo con un destro dal limite che non dà scampo a Sepe: il palo salva il pomeriggio viola.
Quel brivido scombussola un po' le certezze fiorentine, due ammoniti (Tomovic e Badelj) ne sono il sintomo. E a ogni partenza viola c'è la ripartenza Carpi e solo sul finire del tempo, al 41' e al 44', per due volte la Fiorentina sfiora il gol. Zaccardo salva sulla linea l'incursione di Rebic e poi è Badelj a pareggiare i "legni": traversa piena. E riposo senza gol.
Ripresa. Dentro Ilicic per Rebic, più esperienza e sostanza, ma non si intravvedono progressi. La fatica dei viola rimane tale, le incursioni del Carpi creano disturbi e anche di più. E nel suo incedere senza ritmo, la Fiorentina trova Babacar che può battere a rete, ma il tiro è un passaggio a Brkic e poi è Bernardeschi che prova a inventarsi qualcosa di personale. Brkic vigila.
Non c'è molta aria da gol, e... il gol arriva all'improvviso. E ha del clamoroso: ripartenza-Carpi e dal limite Di Gaudio fa partire un gran destro, in corsa. Niente da fare per Sepe, palla in gol: siamo al 31' e il Carpi è in vantaggio. Sousa chiama subito Pepito Rossi, ma il tempo è stretto, strettissimo per rimediare a questa che non è, comunque sia, una beffa.
Ilicic va vicino al pareggio, su punizione. Rossi e poi Kalinic si fermano sul più bello nella confusione totale degli ultimi secondi. Sousa è una furia, ma serve a poco. Quattro minuti di recupero per evitare il tonfo. Che tonfo rimane: Carpi ai quarti, Fiorentina all'inferno. Con due espulsi nel recupero: Rodriguez e Mbakogu.


IL TABELLINO

FIORENTINA-CARPI 0-1
Fiorentina (4-4-2): Sepe 6; Tomovic 5, Astori 6, Rodriguez 5, Pasqual 5,5 (10' st Alonso 5); Rebic 5,5 (1' st Ilicic 6), Badelj 6, Vecino 5,5 (34' st Rossi 5), Bernardeschi 6; Kalinic 6, Babacar 5. A disp.: Tatarusanu, Lezzerini, Roncaglia, Gilberto, Verdù. All. Sousa 5
Carpi (4-4-2): Brkic 7; Zaccardo 7, Letizia 6, Romagnoli 6,5, Gabriel Silva 6 (28' st Cofie 6); Gagliolo 6,5 (38' st Spolli sv), Marrone 6, Lollo 6, Matos 6; Borriello 5,5 (21' st Mbakogu 5,5), Di Gaudio 7,5. A disp.: Belec, Lasagna, Lazzari, Pasciuti, Martinho, Bianco. All. Castori 6,5
Arbitro: Gervasoni
Marcatori: 31' st Di Gaudio (C)
Ammoniti: Tomovic, Badelj, Rodriguez (F), Gabriel Silva, Marrone, Matos (C)
Espulsi: 48' st Rodriguez (F) e Mbakogu (C) per somma di ammonizioni
Note: --

Coppa Italia, Roma-Spezia 2-4: le Aquile volano ai quarti

All'Olimpico i liguri battono clamorosamente i giallorossi ai calci di rigore: Garcia ora rischia

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Clamorosa eliminazione in Coppa Italia per la Roma. All'Olimpico la squadra di Garcia perde 2-4 con lo Spezia dopo i calci di rigore (0-0 dopo i supplementari). Partita molto sofferta per i giallorossi, che faticano a manovrare con rapidità e sbattono contro il bunker dei liguri. Per la Roma dal dischetto fatali gli errori di Pjanic e Dzeko. Nei quarti la squadra di Di Carlo dovrà vedersela con l'Alessandria. Garcia ora rischia. 

LA PARTITA

Spezia nella storia, Roma nei guai. La Coppa Italia conferma il momento difficile dei giallorossi e mette a rischio il futuro di Garcia. Non solo per l'eliminazione clamorosa, ma anche per come è maturata. Lo Spezia, infatti, esce dall'Olimpico senza aver rubato niente. Nei tempi regolamentari e supplementari i liguri hanno bloccato la banda di Garcia senza affanni, andando vicino anche al vantaggio in un paio di occasioni. Difesa ordinata, pressing a tutto campo e voglia di lottare hanno fatto la differenza. E ora a Trigoria ci sarà molto da discutere. Così questa Roma non può andare avanti se vuole continuare a puntare in alto. Lo sa bene Garcia e lo sa bena anche Pallotta, che ora dovrà raccogliere le idee, fare un bilancio di questo inizio di stagione e decidere il da farsi. Tra campionato, Champions e Coppa Italia, la Roma non vince da sette partite. Troppo per chi vuole fare il salto di qualità e anche per i tifosi, che ora si faranno sicuramente sentire e chiederanno spiegazioni. 
Ma veniamo alla partita. Garcia non si fida dello Spezia e mette in campo il tridente Iturbe-Dzeko-Salah con Pjanic in cabina di regia. Con Calaiò squalificato, Di Carlo si affida invece al tandem Nenè-Catellani. All'Olimpico (quasi deserto) il primo tiro verso la porta è dei liguri, con Brezovec che prova a sorprendere De Sanctis dalla distanza, ma spara alto. L'avvio dei giallorossi è lento e macchinoso: pochi spazi e tanti passaggi in orizzontale. Senza soluzioni in verticale, gli uomini di Garcia si affidano al possesso palla per allargare il gioco, ma le Aquile fanno densità al limite e giocano uomo contro uomo in ogni zona del campo. Nonostante il divario tecnico e la differenza di categoria tra le squadre, in campo l'impressione è di grande equilibrio. Terzi e Valentini tengono a bada Dzeko, Catellani e Nené invece provano a ripartire in velocità. Salah prova a posizionarsi tra le linee per non dare punti di riferimento e agire da rifinitore, ma la verve giallorossa si spegne al limite. Con le squadre alte e chiuse in quaranta metri non ci sono soluzioni e il match resta bloccato fino al 25'. Poi un lampo dello Spezia fa tremare i polsi a Garcia: De Sanctis respinge male un tiro di Situm da fuori area e Castan salva sul tapin di Nenè. A ritmi blandi e senza le invenzioni di Pjanic, la Roma non riesce a fare la differenza, ma quando gioca di prima è tutta un'altra storia e al 33' Di Bello annulla un gol a Dzeko, in fuorigioco dopo una bella combinazione stretta con Salah. Per dare una scossa, Garcia inverte gli esterni, ma lo Spezia si difende con ordini e il primo tempo si chiude senza reti. 
A inizio ripresa il tema tattico del match non cambia. La Roma trotterella e lo Spezia fa densità al limite, bloccando i tentativi giallorossi e ripartendo. In avanti i liguri duettano bene con Catellani e Nenè e il match resta sempre in equilibrio. Dzeko non ha spazio e arretra a cercar gloria, ma davanti resta il vuoto e i giallorossi non sfondano. Dopo un'ora di gioco il tabellino giallorosso dice zero tiri in porta e Garcia fa entrare Florenzi e De Rossi al posto di uno spentissimo Iturbe e di Vainqueur. Nello Spezia invece Nenè è sempre pericoloso e prova a colpire in contropiede. Col passare dei minuti i liguri abbassano il baricentro, lasciando più campo alla Roma. Maicon ci prova di testa, Salah cambia marcia, ma la difesa delle Aquile è attenta e il risultato resta inchiodato sullo 0-0, con lo Spezia che va anche vicino al colpaccio prima con Catellani e poi con Situm. Nel finale lo Spezia ingaggia duelli in ogni zona del campo, Chichizola ferma un destro a giro di Ucan e la squadra di Di Carlo porta la Roma ai supplementari tra i fischi dell'Olimpico.
Nell'extra-time è più una lotta di nervi, che di tecnica. I più freschi fanno la differenza e provano a sbloccare la gara. Florenzi cerca il colpo del ko, ma sbaglia mira. Pjanic prova a imbeccare Dzeko, che di testa non trova la deviazione vincente. Maicon ha sul destro la palla buona per decidere il match, ma è sfinito e inciampa sul più bello. Nell'ultimo quarto d'ora lo Spezia si chiude a riccio e blinda ogni varco, costringendo la banda di Garcia ai calci di rigore. Un'impresa per lo Spezia, che poi dal dischetto completa il miracolo entrando nella storia. Dagli  undici metri i liguri sono dei cecchini. Pjanic e Dzeko invece tradiscono Garcia. Ora a Trigoria sarà dura dare spiegazioni.

LA PAGELLE

Acampora 7: freddo dal dischetto per il gol qualificazione. Certe palle pesano e serve coraggio per calciarle
Terzi 7: dirige la difesa con ordine, blocca Dzeko e segna il primo rigore dando il via all'impresa
Canadjija 7: Di Carlo lo piazza su Pjanic e lui lo segue come un mastino anche negli spogliatoi, senza lasciargli nemmeno un metro
Nenè 7: uomo squadra. Fa reparto insieme a Catellani e non molla fino alla fine
Pjanic 4,5: da lui ci si aspetta sempre la scintilla che innesca le punte, invece con lo Spezia dai suoi piedi arrivano solo tanti errori. Compreso quello dal dischetto
Dzeko 5: arretra per uscire dalla morsa dello Spezia, ma non ha né i tempi, né i piedi per impostare. Fallisce anche lui il penalty calciando alle stelle
Ucan 6,5: unica nota positiva della serata. E' l'uomo più intraprendente e pericoloso dei gialorossi. Ma predica nel deserto

IL TABELLINO

ROMA-SPEZIA 2-4 dcr (0-0)Roma (4-3-3): De Sanctis 6; Maicon 5,5, Rudiger 5, Castan 6, Emerson 5,5 (34' st Digne 5,5); Pjanic 4,5, Vainqueur 5 (18' st De Rossi 6), Ucan 6,5; Iturbe 4,5 (15' st Florenzi 6), Dzeko 5, Salah 5,5.
A disp.: Lobont, Szczesny, Manolas, Gyomber, Nainggolan, Iago, Di Livio, D'Urso, Sadiq.All.: Garcia 4
Spezia (4-4-2): Chichizola 6,5; Martic 6, Valentini 6,5, Terzi 7, Migliore 6,5; Misic 6,5 (32' st Ciurria 6), Brezovec 6,5 (20' st Juande 6,5), Canadjija 7, Situm 6,5; Catellani 6 (7' pts Acampora 7), Nenè 7.
A disp.: Sluga, Coric, Postigo, Milos, Piccolo, Tamas, Acampora, Errasti, Rossi, Azzi. All.: Di Carlo 7
Arbitro: Di Bello
Marcatori:  -
Ammoniti: Ucan, Vainqueur, Rudiger (R); Terzi, Nenè (S)
Espulsi: -
Sequenza rigori: Pjanic (R) traversa, Terzi (S) gol,  Dzeko (R) fuori, Nenè (S) gol, De Rossi (R) gol, Juande (S) gol, Digne (R) gol, Acampora (S) gol.

Arrestato il cognato di Galliani: rubava magliette del Milan

Gli agenti della Digos di Varese hanno colto in flagranza di reato Mustapha Medhoun, cognato della ex moglie di Adriano Galliani, ieri pomeriggio con alcuni capi di abbigliamento rubati, dopo un'indagine tecnica scaturita dalla denuncia del Dipartimento della Sicurezza Interna del club due mesi fa

Serie A - Milan, rubava magliette e calzoncini: arrestato magazziniere
Tifosi Milan, Milanello, LaPresse

Di Stefano Dolci
Come se non bastassero i guai in campo e le pessime prestazioni che hanno iniziato a far traballare la panchina di Sinisa Mihajlovic, il Milan finisce nell’occhio del ciclone per una storia di furti di materiale tecnico a Milanello che ha portato in manette un magazziniere. Gli agenti della Digos di Varese hanno, infatti, colto in flagranza di reato di Mustapha Medhoun, cognato della ex moglie, la terza, dell’ad milanista Adriano Galliani ieri pomeriggio con alcuni capi di abbigliamento rubati, dopo un'indagine tecnica scaturita dalla denuncia del Dipartimento della Sicurezza Interna del club rossonero due mesi fa.




Fonte: it.sports.yahoo.com

Fifa, Blatter: "Non solo il diavolo e non ho ucciso nessuno"

Il presidente: "Platini? Uomo onesto, ma un po' primadonna. Ha un virus contro di me"

Blatter, IPP

In un'intervista rilasciata a La Gazzetta dello SportJoseph Blatter (80 anni e 40 passati alla Fifa, 17 da presidente) va al contrattacco. "Sono scioccato. Mi hanno sospeso 90 giorni senza neanche ascoltarmi. Vi assicuro che i 2 milioni di franchi a Platini sono legittimi. E che sto subendo qualcosa che sembra l’Inquisizione. Non sono il diavolo. Credo in Dio e, se Dio esiste, non può esserci l’inferno. Quindi neanche il diavolo".

Nell'intervista Blatter ha continuato nella sua difesa: "A vita! Squalificati a vita! Anche Platini. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo preso tutti i soldi Fifa e siamo scappati? Abbiamo ucciso qualcuno? Non sono il diavolo. Credo in Dio e, se Dio esiste, non può esserci l’inferno. Quindi neanche il diavolo. I 2 milioni di franchi a Platini? A fine '98 Michel mi ha detto che avrebbe voluto lavorare con me a un milione all'anno. Un validissimo contratto orale. Non c'era il progetto Goal per aiutare i paesi più poveri, non c'era il calendario internazionale, lui ha lavorato bene. Poi a sorpresa è stato eletto alla Fifa e all'Uefa, a sorpresa perché l'Europa non l'amava: era l'unico con me. E io non mi sono più occupato del pagamento, per una cosa o per l'altra, ma ho dato l'ordine di pagare. La richiesta è passata per la commissione finanze e il Congresso". 

Ma Franco Carraro aveva detto che nel bilancio quei soldi non c'erano: "Lui era revisore. La prima parte del pagamento è nel bilancio, la seconda no, ma io non sono un contabile Fifa. E che fosse o meno nel bilancio era un debito da pagare". Se mi fanno male le dimissioni? Non mi sono dimesso, ho rimesso il mandato, è diverso. Per salvare la Fifa, perché c'era il caos. Dicevano che la Fifa era la mafia, ora vedono che è vittima. Sono ancora presidente e dovevano farmi finire il mandato". E su Platini, ha concluso: "Un uomo onesto. Un po' primadonna. Ma non tutta l'Europa oggi lo appoggia, tanti sono con me e contro di lui. Lo spagnolo Villar mi è stato vicino".

Real Madrid, Rafa Benitez nel mirino: cena di Natale senza sorrisi

Il tecnico del Real di nuovo al centro delle polemiche dopo il ko contro il Villarreal. Non sono bastate cinque vittorie di fila per allontanare i fantasmi del fallimento. Il Barça e l'Atletico volano, le merengues arrancano

Real Madrid, Rafa Benitez nel mirino: cena di Natale senza sorrisi
© EFE

di Simone Zizzari
La stampa spagnola si interroga sul futuro di Rafa Benitez sulla panchina del Real Madrid. Accecati dallo scintillante 8-0 rifilato ai modesti svedesi del Malmoe, i media iberici adesso tornano a parlare della scarsa tenuta mentale della squadra merengue, sconfitta contro il Villarreal e sempre più lontana in Liga da Barça e Atletico, appaiati in vetta a cinque punti di distanza da Ronaldo e soci. Sul banco degli imputati torna lui, Rafa, ancora una volta 'bastonato' dopo il poker subito nel Clasico. In quell'occasione a difenderlo intervenne addirittura il presidente Perez che lo scorso 23 novembre in conferenza stampa chiarì ai giornalisti: «Benitez ha pieno potere». Ora, 21 giorni dopo, nessuno nel club più titolato al mondo osa mettere la mano sul fuoco sul futuro di Benitez a Madrid. Secondo il quotidiano Marca i dirigenti del Real Madrid si sarebbero presi una settimana di tempo per meditare dopo la nuova battuta d'arresto in campionato contro il Villarreal. La delusione è stata grande e i malumori nello spogliatoio sono tornati ad affiorare. L'ombra di Zinedine Zidane torna a farsi largo, la fiducia verso il tecnico attuale scricchiola e Benitez lo percepisce chiaramente. Dopo ogni sconfitta l'ex Napoli si sente sempre più solo e isolato, pronto ad essere travolto dai malumori di Ronaldo e compagni. Con il popolo merengue il feeling non è mai esploso e la sua figura si fa sempre più debole senza risultati positivi.

NUMERI NEGATIVI - I numeri non aiutano Benitez: il Real ha già perso 15 punti in 15 partite segnando 32 gol in campionato, quattro in meno del Barça. Con Ancelotti era tutta un'altra storia. Crollo nel Clasico a parte, a macchiare l'immagine di Rafa è stato anche il clamoroso scivolone in coppa del Re con lo squalificato Cherysyhev schierato in campo dal 1' minuto. In quella circostanza la colpa non fu solo del tecnico ma nel tritacarne mediatico ci finì lo stesso. La risalita dopo la catastrofe Barça c'è stata con cinque risultati utili consecutivi. Tutto inutile. Contro il Villarreal è arrivata la sconfitta più dolorosa che ha di nuovo fatto alzare la temperatura della polemica. Domenica contro il Rayo tornerà il clima di tensione a cui ormai Rafa Benitez è abituato.

I PARAGONI CON ANCELOTTI - Venerdì prossimo ci sarà la tradizionale cena di Natale del club, un incontro nel quale ci sarà poco da festeggiare. Perez e Benitez siederanno vicini e il clima si prospetta non proprio gioioso. Anche la squadra potrebbe proporre sorrisi finti davanti alle telecamere. L'atteggiamento in campo del Real nella sfida persa al Madrigal non è sembrato quello di una squadra unita e determinata. Marca rilancia le voci di una frizione sempre più forte fra una parte dello spogliatoio e il tecnico. Ronaldo ha più volte strizzato l'occhio ad Ancelotti, il precedessore dell'attuale allenatore. Non esattamente un bel gesto nei confronti di Benitez che a febbraio in Champions affronterà la Roma di Garcia. Riuscirà Rafa a resistere fino ad allora? Le parole di Ancelotti rilasciate qualche giorno fa suonano come un monito: «Sapevo fin dal giorno in cui avevo firmato con il Real Madrid che avrei dovuto vincere qualcosa ogni anno. Così non è stato e la mia avventura lì è finita».

Mourinho sconfitto e tradito: il rumore dei nemici tutto interno alla sua squadra

Sabato la sfida salvezza con Sunderland può essere decisiva

Mourinho sconfitto e tradito: il rumore dei nemici tutto interno alla sua squadra

"Credo che per lui sia una situazione talmente nuova che sarà difficile anche capire quali sono le cose da fare per uscirne". Quel "Lui" è Mourinho e a parlare così è Massimo Moratti: parole - pronunciate da chi conosce il portoghese meglio di chiunque altro - che fotografano la situazione dello Special One nel modo migliore possibile. Il Chelsea sempre più giù, sempre più in fondo alla classifica. La squadra sempre più priva di nerbo, costrutto, raziocinio e convinzione. Mou sempre più deluso, abbattuto, nervoso. E soprattutto, sospettoso. Con "il rumore dei nemici" che, parole sue, sembra arrivare direttamente da dentro "casa". 

"Tradito" si è detto infatti il portoghese dopo il ko contro il Leicester. Tradito nella sua filosofia di lavoro dai suoi uomini: durissimo, insomma, come forse non lo era mai stato, come neanche dopo quell'Atalanta-Inter 3-1 del 19 gennaio 2009 in cui negli spogliatoi dello stadio Azzurri d'Italia mise al muro i suoi ragazzi. Allora, è cronaca, ottenne una reazione di carattere, reazione forte e positiva. Ma allora, quell'Inter, era una squadra in salute che lottava per lo scudetto e lo avrebbe poi vinto. Adesso, invece, questo Chelsea è una squadra che pare logora, dimessa, stanca e demotivato: una squadra che, non a caso, danza sull'orlo della zona retrocessione. Nelle ultime sei partite di Premier ha messo assieme la miseria di 4 punti, ha battuto solo il Norwich, ha incassato sette gol e ne ha segnati solo tre: in classifica ha 15 punti, dietro solo quattro team, Swansea e Norwich a quota 14, Sunderland a quota 12 e Aston Villa fermo a 6.

Troppo vicina dunque la linea di galleggiamento per non fare paura, con la sfida di sabato contro il Sunderland da considerarsi un vero e proprio scontro salvezza. Una sorta di dentro o fuori da non fallire perché allora anche gli appelli accorati e un po' ruffiani ad Abramovich potrebbero non bastare più a garantirgli la permanenza in panchina.

Coppa Italia, Inter-Cagliari 3-0: ai quarti con Napoli o Verona

I nerazzurri vincono con i gol di Palacio, Brozovic e Perisic

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di Valerio Minutiello
L'Inter non si ferma nemmeno in Coppa Italia. I nerazzurri stendono il Cagliari 3-0 e volano ai quarti dove affronteranno la vincente tra Napoli eVeronaMancini assapora il gusto della vendetta contro Higuain che l'anno scorso lo eliminò con un gol nel finale. Il Cagliari aveva bei ricordi di San Siro: l'ultima volta era uscito dal campo con una vittoria per 4-1, c'era Zeman in panchina e Mazzarri su quella nerazzurra. Stavolta è andata diversamente, anche se la squadra di Rastelli è stata in partita per 71 minuti, e al 51' ha sfiorato il gol dell'1-1, centrando un palo.

MANCINI CI TIENE - Mancini alla Coppa Italia tiene molto. Lui l'ha alzato più di tutti quel trofeo: 10 volte in totale, sei da giocatore e quattro da allenatore. Il campionato però è la priorità, per questo il tecnico nerazzurro ricorre a un massiccio turn over, anche se a casa non lascia nessuno. Nel 4-4-2 c'è Carrizo tra i pali, Montoya confermato sulla destra, D'Ambrosio con Juan Jesus al centro della difesa. In mediana si rivede Kondogbia, davanti il tandem formato da Palacio e il giovane Manaj. L'Inter ci mette 24 minuti per trovare il varco giusto: bella azione con Juan Jesus che la mette al centro e trova Palacio. L'argentino sottoporta non fallisce l'occasione per realizzare il suo primo gol della stagione. Il Cagliari reagisce e al 32' Giannetti con il destro impegna Carrizo. Il primo tempo è equilibrato con occasioni da entrambe le parti.

EPICBROZO SI RIPETE - Nella ripresa il Cagliari parte forte e sfiora il pari al 51', con Pisacane che supera Carrizo di testa ma vede il suo tiro respinto dal palo. L'Inter risponde con Medel che di testa non inquadra la porta di poco. Al 71'Brozovic trova il raddoppio da fuori con un gol fotocopia di quello di Udine: destro a giro che si infila sotto l'incrocio. Tutta la panchina mima il gesto di EpicBrozo per esultare.

Palacio al 73' deve uscire dal campo per un problema al polpaccio, al suo posto entra Perisic. Dieci minuti dopo Brozovic sfiora la doppietta personale, ma colpisce il palo. In agguato comunque c'è Perisic che chiude la partita con il gol del 3-0. Nel finale c'è tempo per l'esordio stagionale di Dodò, che torna dopo l'infortunio al crociato. All'87' Carrizo deve uscire fuori dalla sua area per fermareFarias tutto solo lanciato in contropiede. Il Cagliari saluta la Coppa Italia, ma esce dal campo a testa alta, nonostante il risultato. L'Inter in quattro giorni ha segnato sette gol senza subirne. Mancini mette in tasca il biglietto dei quarti e ora si può concentrare sulla sfida contro la sua ex Lazio in crisi.